Piazza Erbe luoghi e monumenti antistanti
Palazzo Maffei
Palazzo Maffei fu eretto nel periodo licenzioso dell’architettura e il suo disegno giunse a Verona da Roma nel 1668: un ramo della famiglia Maffei soggiornò nella Capitale per due secoli.
L’edificio si sviluppa su tre piani poggianti su cinque archi di un falso portico: il piano terreno venne edificato in questo modo perché tennero in considerazione le necessità del mercato. Il piano nobile è ornato da cinque finestroni a timpani alternati, ad arco e ad angolo. Balaustre, semicolonne e mascheroni grotteschi completano l’imponente sfilata.
Il piano superiore alterna tre finestre a due porte su un poggiolo a ringhiera mentre, sotto la balaustra che sostiene le sei statue dell’Olimpo, corre una fascia decorativa a mensole, carteggi e ricchi festoni.
Gli Dei sono tutti scolpiti in pietra locale (Minerva, Nettuno, Apollo, Venere e Giove) tranne Ercole: candidissimo perché ricavato da un blocco di marmo pario ritrovato nello scavo delle fondazioni.
Famiglia Maffei
La famiglia Maffei nel 1409 risulta in contrada San Sebastiano (nell'area dell'attuale palazzo). La famiglia si componeva di Angela Guarienti, vedova di Nicolò Maffei, e dei figli Marcantonio e Nicolò: quest’ultimo era sposato con Benedetta Fumanelli; i due avevano quattro figlie e un figlio, di nome Rolandino.
Nicolò Maffei divenne chierico regolare teatino nel convento di Santa Maria della Giara e la moglie e le quattro figlie divennero suore nel monastero di San Cristoforo. Morta Angela Guerienti rimasero Marcantonio Maffei e il nipote Rolandino. Furono questi due Maffei che nel 1626, volendo ricostruire il loro palazzo, si rivolsero al Consiglio comunale perché intervenisse contro i titolari delle botteghe.
Torre dei Lamberti
La Torre dei Lamberti risale al XII secolo e la presenza di alcune campane le valse la denominazione di “Turris a Campaneis” (Torre delle Campane). Si slancia in Piazza delle Erbe, verso l’angolo della Costa, e la sua costruzione pare che risalga al 1172. Intorno alla famiglia dei Lamberti, autrice della torre, aleggia da sempre un certo mistero.
Su di essa, con la delibera del 28 novembre 1295 furono poste due campane, di cui una piccola- che doveva servire per gli incendi- e una più grande che serviva per radunare il Consiglio comunale e per chiamare alle armi i cittadini a difesa della città. Fuse più volte, le due campane conservano ancora i vecchi nomi, Marangona e Rengo.
La torre si sviluppa verticalmente ed è alta 84 metri, è composta di due parti stilisticamente distinte: la parte inferiore si innalza per un’altezza totale di 37 metri ed è costruita a filari di tufo e mattoni; quella superiore è, invece, interamente in mattoni e risale alla seconda metà del XV secolo.
Torre del Gardello
La Torre del Gardello fu eretta per prestigio civico nel 1370 per opera di Cansignorio: su di essa vi era l’orologio a campana. Nel 1661 venne collocato un orologio anche sulla vicina Torre dei Lamberti. La campana della Torre del Gardello fu fusa da Mastro Jaco nel 1370 come ricordano l’iscrizione e la lapide alla base della torre.
Fu la prima campana che vibrò a Verona, grazie al battaglio meccanico dell’orologio, per segnare ai cittadini il transito delle ore. Con il passare del tempo perse il suo scopo iniziale, scandire il tempo per i cittadini, e divenne oggetto di contesa fra il Demanio e il Comune. Restò di diritto del Comune, ma giace-tuttora- muta.
La campana del Gardello ha avuto un ruolo importante in epoca scaligera ed è simbolo di uno dei momenti iniziali dei progressi della meccanica.
Domus Mercatorum
Sul lato sinistro di Piazza delle Erbe sorge il palazzo della Camera di Commercio, dove hanno avuto sede -fin dall’inizio del XIII secolo- i consoli dei Mercati e i Tribunali di Commercio. Nell’area in cui fu eretta la Domus Mercatorum, nel 1210 fu costruita da Realdello Delle Carceri una casa in legno ad uso dell’Arte della Lana.
Nello stesso luogo Alberto I della Scala costruì l’attuale Domus Mercatorum nel 1301 per “uso dei rappresentanti i corpi delle arti! Fra questi fieriva specialmente quello dell’arte della lana”, la principale funzione-dunque- era quella di giudicare le questioni relative al commercio.
L’edificio venne ultimato nel 1304 e fu chiamato Casa dei Mercanti; solo a partire dai primi dell’800 fu chiamato Camera di Commercio.
Madonna Verona
La fontana di Madonna Verona rappresenta una personificazione simbolica della città ed è il monumento più antico che adorna la Piazza: ha circa duemila anni di vita. In origine la statua, eretta nel Foro nel 380 d.C. da Valerio Palladio, giaceva nel Campidoglio.
Il giro inferiore è formato da quattro teste coronate nei cui diademi sono scritti, con lettere gotiche, i nomi di coloro che presero parte alle vicende della città secondo la storia o la leggenda, si tratta di: Vero, Alboino re dei Longobardi, Berengario imperatore e Verona regina.
Per completare il simbolo fu imposta sulla testa della statua una corona radiata e nelle mani le fu posto un nastro con vecchio motto del comune: “Questa città è dispensatrice di giustizia e amante della lode”.
La statua, simbolo della città, incarna lo splendore e la ricchezza di Verona ed esprime:
- longevità, attraverso il corpo di età romana;
- sviluppo, in quanto testimonia l’evoluzione della città in epoca medievale sotto la Signoria Scaligera.
Capitello o Tribuna
In Piazza delle Erbe sorge un baldacchino di marmo, rialzato e sostenuto da quattro pilastri, chiamato erroneamente “Berlina”, il cui nome-invece- è Capitello. Al suo interno venivano proclamati e insediati i signori e il Podestà: conteneva una sedia di marmo, ora sparita.
Sui gradini e sui pilastri vi sono i campioni delle misure commerciali veronesi: la pertica, il passo, il ponte, le dimensioni del coppo e del quarel (mattone), e fissato ad una catena c’è l’anello che misurava la grossezza del fascetto di legna.
Qui venivano esposte le teste dei banditi per il riconoscimento e nella vasca venivano tuffati i bestemmiatori ed altri rei.
Il capitello era il simbolo della negoziazione e il centro a cui si conveniva per i bisogni del rispettivo commercio. Qui sedeva il magistrato incaricato di appianare e risolvere le vertenze che potevano eventualmente insorgere fra venditori e compratori.
Colonna Viscontea
Questa Colonna occupa il posto dell’antica Berlina, usata per tutta l’epoca veneta per esporre al ludibrio i condannati. La colonnina esisteva nel periodo della dominazione viscontea, e forse fu eretta dallo stesso Gian Galeazzo Visconti per porre un segno della sua autorità.
La colonna attuale posa sopra una rozza base di marmo rosso è un pilastro lavorato a spira negli spigoli, che porta un’edicola, terminante a piramide, con colonnine negli angoli. Le rappresentazioni delle nicchiette gotiche tribolate sono scomparse. Un tempo nelle nicchie erano scolpiti i santi Zeno, Pietro martire, Cristoforo e la Vergine: quando Verona passò sotto il dominio della Serenissima vennero eliminati i simboli della dominazione viscontea.
La Madonna e i Santi in bassorilievo, che oggi sono visibili nelle nicchie della guglia, risalgono al 1929 e sono opera dello scultore Di Colbertaldo.
Colonna Di San Marco O Colonna con il Leone Alato
In Piazza delle Erbe vi è la Colonna di San Marco, in marmo bianco veronese, fatta erigere dalla città nel 1523 per testimoniare la sua devozione a Venezia dopo lo sciagurato dominio imperiale. Sulla colonna fu posto, nel 1524, il Leone alato scolpito da Pyrgoteles (pseudonimo di Lascari).
Ad essa, con una deliberazione del marzo 1524, si attribuiva il diritto di asilo per i debitori, che durò, però, poco. La colonna fu disegnata da Michele Leone, architetto veronese, figlio del lapicida Pietro da Porlezza: nel capitello sono inseriti gli stemmi del Doge Gritti, del Podestà Marcello e del capitano Tron di Verona. A maggio del 1797 il Leone venne strappato dalla colonna dai giacobini veronesi; l’attuale Leone è stato scolpito da Cesare Poli ed è stato ricollocato sulla colonna nel 1886.
Gli stemmi sulla base della colonna sono quelli dei Camerlenghi, ossia dei tesorieri, Giacomo Marcello e Girolamo Capello.
Arco della Costa
In Piazza delle Erbe desta particolare curiosità la costola di balenottero o di ittiosauro che pende sotto l’arco che unisce il Palazzo della Ragione alla Domus Nova. Si suppone che sia uno dei pezzi esotici da museo che al tempo si era soliti appendere nelle botteghe delle spezierie.
Su quella via, infatti, nel pianterreno della Domus Nova vi erano almeno tre spezierie; inoltre, il pontesello (nome volgare dell’Arco della Costa) era in parte proprietà dello speziale alla Sirena, mentre la parte libera serviva per recarsi a suonare la campanella della torre.
La costola di balena, in realtà, ha un’origine storica spesso sconosciuta: risale alla battaglia di Lepanto e venne portata in città dai cittadini per celebrare il contributo di Verona nella battaglia. La scelta ricadde su questo oggetto sconosciuto ai più, ma estremamente simbolico: le costole di balena, infatti ornavano i timoni delle navi turche.