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Piazza Bra luoghi e monumenti antistanti

 

I Portoni della Bra

 

La porta della “della Braida” è citata in un documento del 1257. Di questa porta si parla, forse per l’ultima volta, nel 1459. Non vi sono, però, molte indicazioni circa i portoni. 

Una panoramica dei portoni è presente in un affresco di Nicolò Giolfino: è ragionevole ipotizzare che essi furono costruiti dopo il 1477, a cavallo fra il XV e XVI secolo, mentre l’idea di applicare un orologio ai Portoni della Bra pare che risalga al 1584. Nel 1871 il conte Antonio Nogarola regalò al Comune un orologio col patto che due quadranti fossero posti fra le due arcate dei portoni, sia da un lato che dall’altro e che la suoneria battesse le ore dalla cima della Torre Pentagona

L’orologio inaugurato nel 1872 lasciò molto a desiderare, così nel 1879 l’orologiaio Montemezzi di Vigasio modificò qualche ingranaggio e da allora l’orologio funziona con precisione. 

Arena


L’anfiteatro romano, comunemente detto “Arena”
, fa da quinta a Piazza Bra, ma un tempo - quando fu costruito dai romani- era collocato ai margini dell’Urbe, fuori dalla cerchia muraria. L’Arena riassume in sé venti secoli della storia locale e nel tempo è divenuta il simbolo della nobilitas civitas.  Gli storici veronesi ritengono che l’anfiteatro risalga ai tempi di Augusto. 




L’Arena fu impiegata per diversi usi, in primis servì per manifestazioni spettacolari: in epoca romana servì, ad esempio, per spettacoli di lotte fra gladiatori. Nel Medioevo e fino alla metà del ‘700 erano d’uso in Arena anche giostre e tornei. L’Arena, però, è stata scoperta per quello per cui ora è conosciuta solo nel 1914: a partire da questa data è diventata il primo e vero, e più importante, teatro lirico all’aperto del mondo. L’Arena lirica di Verona iniziò con la memorabile Aida.

 


Gran Guardia

 

 

L’atto di nascita della Gran Guardia- voluta per la rivista dei soldati veneti nei giorni di pioggia- risale al settembre del 1609, quando il capitano Giovanni Mocenigo scrisse al Doge di Venezia Leonardo Donà, prospettandogli l’opportunità di avere a Verona un locale coperto per passare in rivista le truppe nei giorni di maltempo, da erigersi in Piazza Bra, a ridosso della muraglia di Cittadella. Nei locali superiori ci sarebbero stati degli spazi destinati agli esercizi cavallereschi che qui avrebbero tenuto gli Accademici della Filotima, cioè l’Accademia che accoglieva i nobili “amanti del valore”. 

A dicembre del 1609 il Doge concesse la sua approvazione, mentre nel 1610 i senatori contribuivano direttamente all’erezione della fabbrica con la somma di 500 ducati.


Palazzo Barbieri/ Municipio/ Gran Guardia Nuova

 

 

Il palazzo è opera di Giuseppe Barbieri, ma Francesco Ronzani diresse l’esecuzione. La sua costruzione iniziò nel 1836 e venne ultimata intorno al 1848: il palazzo sorge ove un tempo vi era il vecchio ospedale della Misericordia. Questo monumentale edificio neoclassico, in stile corinzio, si compone di un corpo centrale e di due corpo laterali di gusto palladiano. 

Architettonicamente si ispira alle forme degli antichi templi romani. La parte centrale è costituita da un pronao corinzio sporgente a cui si accede da un’ampia scalinata, sovrastato da un grande frontone triangolare in cui è inserito lo stemma della città. Le due ali, di memoria palladiana, sono decorate con grandi mezze colonne in stile corinzio. 

L’intera facciata ricorda lo stile ricorrente nei Palazzi del Sammicheli. Il Palazzo si compone, principalmente, di tre sale: la Sala di Rappresentanza, la Sala degli arazzi e Sala del Consiglio Comunale. 


Giuseppe Barbieri

 

Giuseppe Barbieri nacque a Verona il 2 dicembre 1777. Fu allievo di Luigi Trezza e Bartolomeo Giuliari: la sua adesione allo stile e al gusto architettonico neoclassico, ai tempi diffuso in tutta Europa, sembrano condizionati da reminiscenze stilistiche palladiane e scamozziane, sempre presenti nelle sue fabbriche. Le sue opere testimoniano, sul territorio veneto, il perdurare della tradizione classicista anche in Epoca barocca. 

Le principali opere del Barbieri, che fu anche ingegnere municipale di Verona, sono: la Gran Guardia, il disegno del cimitero monumentale, la Loggia iconica di Palazzo Arvedi, il fronte posteriore del medievale Palazzo del Comune e il Municipio di Verona in cui riprende il tema dell’ordine gigante di colonne, di stile palladiano. Tra le sue ultime opere vi è Porta Vittoria, eretta oltre l’Adige, al posto dell’antica porta scaligera. Barbieri morì a Verona nel 1828.


Museo Lapidario

 

 

Scipione Maffei fondò il Museo Lapidario tra il 1738 e il 1749, qui dispose i marmi acquistati o avuti in donazione e successivamente effettuò una migliore sistemazione del Museo grazie al concorso finanziario di quarantadue accademici. Intorno al 1744, su disegno di Alessandro Pompei, venne costruito un portichetto dorico composto da 42 scomparti sulle cui architravi fu posto lo stemma di ciascuno dei 42 accademici contribuenti. 

Maffei ambiva a comporre una raccolta in cui fossero rappresentate tutte le varie classi di documenti pubblici sacri e privati, latini, greci, volgari, ebraici, arabi, ecc. L’opera di collocazione dei marmi, sotto i portici del cortile, avvenne con la collaborazione di Filippo Juvarra. La raccolta si compone di 544 monumenti, in massima parte latini, ma vi è anche una ricca selezione greca con 104 pezzi ed una etrusca, cui andavano aggiunte alcune lapidi orientali e l’area antistante paleocristiana.


Teatro Filarmonico

 

 

Nel 1716 l’Accademia Filarmonica promosse la fabbrica di un teatro “all’uso antico”; ma la superiorità dei voti si attenne al moderno uso di un teatro drammatico. Francesco Bibiena, accreditato architetto lo eresse a partire dalle fondamenta; ci fu, però, un incendio nel 1749. 

Il teatro che ora vediamo, fabbricato nel 1760 sullo stesso piano e disegno di quello incendiato, è stato realizzato con la soprintendenza di Girolamo dal Pozzo

Nel 1850 lo decorò P. Gemma, fra le decorazioni suscitarono particolare ammirazione il parapetto dei palchi, che ha la forma di una conchiglia, e il boccascena che si apre fra le colonne corinzie. 


I Palazzi del Listone

 

Palazzo Ottolini Vaccari

 

 

Nel febbraio del 1782 il Nobile Consiglio autorizzò il conte Domenico Ottolini a costruire, lì dove c’era una vecchia casa, un palazzo con gli archi in continuazione dei sottoportici della Bra e senza archi sul lato riguardante il Teatro Filarmonico. Su disegno dell’architetto Michelangelo Castellazzi sorse Palazzo Ottolini. 

Il Palazzo è in stile sanmicheliano, posto sul Liston - in angolo con Via Roma-, può essere considerato l’ultima grande fabbrica di Verona durante il periodo veneziano. Durante la dominazione austriaca al pianoterra vi era il Gran Caffè dei militari.

 

Palazzo degli Honorij, Spolverini, Allegri, Guastaverza, Sparavieri, Malfatti

 

 

Nel dicembre del 1556 Bonaventura degli Honori presentò istanza al Nobile Consiglio: richiedeva l’autorizzazione per costruire, in sostituzione di una vecchia casa, un palazzo che fosse decoroso per lui e la città. Il progetto posseduto da Honori era stato elaborato da Michele Sanmicheli. Estinta la famiglia Honori, sul finire del ‘500, il Palazzo passò alla famiglia Sparavieri e poi alla famiglia Allegri che lo vendette ai Guastaverza. 

Per alcuni decenni tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, in questo palazzo Silvia Curtoni Verza tenne uno dei più importanti salotti veronesi. Nel 1845, alla morte di Orazio Guastaver(s)za (nipote di Silvia), il Palazzo passò alla famiglia della madre, gli Sparavieri. Gli Sparavieri, verso la metà dell’800, trasformarono il pianterreno in un caffè ristorante. Dopo gli Sparavieri, il Palazzo passò ai Malfatti.

 

Palazzo Guglienzi, Brognoligo, Barbaro, Tofaletti

 

 

 

L’edificio è in stile della Rinascenza risale alla fine del ‘400, ma è stato più volte restaurato, come confermano le cimase sopra le finestre e la ringhiera panciuta del poggiolo. Sulla facciata è presente un affresco, molto rovinato, di Francesco Morone che mostra la “Beata Vergine col Bambino”. In un appartamento del primo piano di questo palazzo la Società Letteraria ebbe la sua prima sede. 



Palazzo Campagna, Crotto, Rubiani

 

Palazzo Campagna, Crotto, Rubiani è nel classico stile del XVI secolo e si affaccia sulla Piazzetta Scalette Rubiani. Appartenne ai Campagna, poi ai Crotto, infine -nella prima metà del ‘600- passò ai Rubiani. Lungo la facciata del Palazzo vi era un marciapiede elevato sopra il livello stradale, sul quale si accedeva da due scalette laterali: caratteristica che ha dato il nome alla Piazzetta. 

La base del Palazzo e gli stipiti del portale d’ingresso hanno evidenti tracce della loro sistemazione dopo la demolizione dell’alto marciapiede e delle scalette. Fino al 1808, sul lato della Bra, il Palazzo aveva un indecente poggiolo.