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Piazza Bra e i Palazzi del Liston

 

Piazza Bra

 

Piazza Bra è la più grande piazza di Verona ed è situata nel centro storico. Il nome “Bra” deriva dalla corruzione del termine “braida”, che a sua volta deriva dalla parola longobarda breit, ovvero “largo”. Lo slargo iniziò a prendere le sembianze di una piazza a partire dalla seconda metà del’500, quando l’architetto Michele Sanmicheli concluse Palazzo degli Honorij: questo edificio delimitò il lato occidentale dello slargo. 

Nel Seicento si avviarono le fabbriche della Gran Guardia e della sede dell’Accademia Filarmonica di Verona. In questo stesso periodo, si fece livellare il più possibile la piazza, sebbene lo spazio sia rimasto in terra battuta per altri centocinquanta anni. Le basi del Liston si gettarono solo nel 1770, per volontà del Podestà Alvise Mocenigo.




Il Liston(e)

 

Liston è una parola veneta che equivale alla parola italiana “listone”, il cui significato è “grossa lista, larga striscia”. La parola “liston” era diffusa in tempi passati anche in altre città del Veneto e delle regioni confinanti. Molte città del Veneto hanno il loro liston. Il Liston di Verona è un largo marciapiede lastricato che fiancheggia la Bra e collega Corso Porta Nuova a Via Mazzini. 

Tra gli anni’80 del 1700 e la fine del 1800 il Liston fu oggetto di due importanti progetti: quello di Francesco Menegatti e quello di Luigi Trezza (di cui sopra).  Il Liston è un passaggio pubblico sul quale insistono alcuni fra i più bei palazzi di Verona. L’edificio più vicino ai Portoni della Bra, all’altezza dell’angolo con Via Roma, è Palazzo Ottolini Vaccari: fu realizzato, intorno al 1764, dall’architetto M. Castellazzi, il quale seguì lo stile del Sanmicheli. 

 

 

Palazzo Righettini - Fracasso - Gianfilippi - Fraccaroli (Olivo1939)

 


Al numero civico 18 di Piazza Bra vi è Palazzo Fracasso-Gianfilippi, detto anche Palazzo Righettini o Palazzo Fraccaroli: il palazzo è di origine cinquecentesca, come è confermato da un affresco attribuito a Giovanni Francesco Caroto che ne decora la facciata. Sulla stessa, infatti, troneggia un dipinto con soggetto mariano: si tratta della cinquecentesca “Madonna col Bambino e Angeli”, del Caroto. L’esistenza di questo palazzo e la sua appartenenza a Righetto Righettini sono testimoniate da uno schizzo del 1514. Sulla facciata, oltre al dipinto del Caroto, vi è una lapide murata che ricorda che da un balcone, l’8 marzo 1867, Giuseppe Garibaldi salutava il popolo veronese dicendo “O Roma, o la morte”.  

 

Giovanni Francesco Caroto

Giovanni Francesco Caroto nacque a Verona nel 1470, e nella sua stessa città natale praticò il mestiere di pittore durante il Rinascimento. Fu allievo di Liberale da Verona, un pittore conservatore vicino allo stile del Mantegna, dal quale imparò i primi elementi della pittura. 

Successivamente si recò a Mantova, nella scuola del Mantegna, dove crebbe notevolmente da un punto di vista artistico. Si narra che divenne così bravo che lo stesso Mantegna mise in circolo delle sue opere spacciandole per proprie. 

Fu soprannominato pittore “delle figure piccole”, come se non sapesse dipingere quelle grandi, così - mosso da un forte senso di rivalsa nei confronti di coloro che gli avevano dato quel soprannome- dipinse nella cappella della Madonna di S. Fermo figure “gigantesche”.