Silvia Curtoni Verza
L'ambasciatrice culturale del Settecento
Bartolomeo Marcovich (1813 - 1882), Silvia Curtoni Verza, incisione con versi a lei dedicati da Ippolito Pindemonte - Biblioteca Civica, Verona
Nata a Verona nel 1751, Sivia Curtoni sposa il conte Giuseppe Verza Guastaverza. La contessa non si limita alla tradizionale vita agiata della nobildonna, ma coltiva la passione per il teatro, la scrittura e i viaggi. Recita, scrive poesie e testi in prosa.
A Milano, nel 1788 conosce il poeta Giuseppe Parini che le dedica dei sonetti e con il quale avrà un costante scambio di lettere e di amicizia.
Con lo scoppio della rivoluzione francese e il periodo del Terrore, Parini le rimprovera di vestire “alla ghigliottina”; Silvia infatti si ispira alle donne parigine che legano attorno al collo scoperto un nastro rosso, come se fossero pronte per essere decapitate. Parini critica questa civetteria che simula il patibolo, ma l'episodio fa capire quanto Silvia fosse aperta alle tendenze internazionali che portava nel suo salotto veronese. Il palazzo degli Honorij, nella centralissima piazza Bra divenne, grazie alla contessa Curtoni, un esclusivo punto di incontro dei maggiori letterati, scienziati e pensatori del periodo. Per la suggestione dell'arredamento fatto di stucchi, specchi e quadri, e la piacevole atmosfera che vi si respirava, il salotto era descritto come una “grotta magica”. Continuando a frequentare lei stessa i principali salotti delle altre città italiane, dove veniva accolta con tutti gli onori, si fece ambasciatrice della cultura veronese tra Settecento e Ottocento.
Silvia era ammirata per le sue doti di spirito, grazia e cultura, ma sapeva anche imporsi con piglio sicuro, in modo definito “maschile” dai suoi contemporanei, nonostante emanasse un inequivocabile fascino femminile.
Nel 1819 è la prima donna a far parte della Società Letteraria come socia onoraria.