Piazza dei Signori luoghi e monumenti antistanti
L’origine del nome “Piazza dei Signori” secondo i più è da ricercare nella presenza della residenza degli Scaligeri, Signori di Verona. Una seconda ipotesi, invece, riguarda il Consiglio Cittadino che qui si teneva “sin dai tempi che si reggeva a Repubblica”: in questa piazza si riunivano, dunque, i Signori.
Piazza dei Signori, definita “il salotto di Verona”, non ha tracce dell’epoca romana, sebbene sia vicinissima a Piazza delle Erbe, un tempo Foro della Città.
La storia di questo luogo ruota intorno alla Signoria scaligera sebbene, prima dell’arrivo degli Scaligeri, vi fossero già la Domus Nova e il Palazzo del Comune; al tempo la piazza era chiamata “Platea Domini Vicari” e non aveva l’attuale forma rettangolare.
Lungo il perimetro della piazza sono presenti alcuni dei più bei palazzi della città, accedendovi dall’Arco della Costa è possibile osservare: sulla destra il Palazzo della Ragione, il Palazzo del Tribunale, il Palazzo del Consiglio o Loggia del Consiglio, la Casa di Pietà e la Domus Nova.
Monumento di Dante
Dante trovò rifugio qui, in un luogo “che per primo volle affermarsi italiano sotto gli occhi dell’Austria”. Nel 1865 ricorreva il sesto centenario dalla nascita di Dante e l’Italia si apprestava a solennizzare la ricorrenza.
Su iniziativa dell'Accademia di Agricoltura Società e Belle Arti, cui aderì il Consiglio comunale, fu progettato di erigere una statua a Dante nella Piazza dei Signori, dove vi era il palazzo scaligero che ospitò il “Ghibellin fuggiasco”.
Il 6 ottobre 1863 veniva emanato il bando di concorso per il bozzetto. La statua doveva essere in marmo di Carrara di seconda qualità, doveva essere alta tre metri e sorretta da un piedistallo.
La figura, inoltre, doveva dare le spalle alla Via delle Fogge; la testa doveva essere leggermente girata verso sinistra, in direzione del Palazzo scaligero dei Tribunali. Successivamente, si volle il Poeta rivolto verso l’Italia libera. Il concorso fu vinto da un giovane artista al tempo sconosciuto, Ugo Zannoni.
Palazzo del Capitanio/del Tribunale/di Cansignorio
Il Palazzo Del Capitanio ha, verso la Piazza, una facciata classica ed elegante risalente alla prima metà del XVI; vi è, inoltre, una bellissima porta corinzia, attribuita al Sanmicheli, che venne costruita tra il 1530-31 per volontà del Capitano Giustiniani e dei Camerlenghi Zantani e Minio (di cui restano gli stemmi).
Varcando questa porta si entra nel grande cortile interno, denominato Cortile del Tribunale: sulla destra vi è l’elegante Loggia Barbaro, composta da tre ordini ed edificata nel 1476; nel cortile vi è la Porta dei Bombardieri.
Questa porta è un esempio di stile barocco e fu realizzata, nel 1687, da Bernardino Miglioranzi. Gli stipiti sono rivestiti da emblemi militari e il poggiolo è sostenuto da due colonne-cannoni che poggiano su due tamburi formanti la base, e come capitelli hanno due mortai carichi.
Palazzo del Podestà o del Governo
Il Palazzo del Podestà o del Governo fu anche abitazione degli Scaligeri. Fu eretto verso la fine del XIII, ma successivamente mutò fronte: originariamente la sua facciata era rivolta verso S. Maria Antica, ancora oggi è possibile vedere la porta dai semplici stipiti e l’arco di tufo.
Sulla facciata che dà sulle Arche scaligere è possibile vedere le vecchie finestre scaligere che si mescolano con quelle di epoca veneta.
Si narra che in questo Palazzo Cangrande I della Scala (figlio di Alberto I della Scala) abbia ospitato Dante Alighieri, ma non solo. Trovò ospitalità anche Giotto, proveniente da Padova, dove aveva dipinto la Cappella degli Scrovegni.
Il Palazzo ospitò numerosi personaggi illustri, ambasciate, religiosi e massari del territorio, armigeri, cavalieri tedeschi e italiani, servi, fantesche, paggi magistrati, musici, ecc ecc.
Palazzo del Consiglio o Loggia del Consiglio (detta, erroneamente, “Loggia di Fra Giocondo”)
L’ornamento maggiore di questa Piazza è la Loggia del Consiglio, costruita tra il 1476-93 dalla Città per destinarlo al Consiglio dei Cittadini. È inconsueto, per una loggia comunale del ‘400, un programma iconografico di tale portata; in esso si rivela chiaramente il carattere ad orientamento umanistico.
La loggia e la sua decorazione mirano ad una glorificazione di “Verona romana” e dimostrano, allo stesso tempo, il rinnovamento nel presente della grandezza del passato. Nella loggia si mescolano il bianco, l’azzurro e il rosso dei marmi delle colonne con l’oro dei capitelli.
Nel piano superiore, diviso in cinque campi da pilastri scolpiti a vasi di fiori, si aprono quattro grandi bifore coronate da un timpano rotondo, nel quale grifi e sirene sorreggono lo stemma della città. Sul cornicione sono collocate le statue, commissionate ad Alberto da Milano, dei grandi veronesi dell’epoca romana: Catullo, Plinio, Macro, Vitruvio e Cornelio Nepote.
Casa di Pietà
La casa, subito dopo la Loggia del Consiglio, è in semplice stile della Rinascenza e apparteneva alla Casa di Pietà. Essa venne eretta modesta perché il Comune volle che nessun edificio privato potesse eguagliare la sede del Consiglio. È stata decorata da Domenico Morone: ora non vi rimane che un rilievo del XVI che mostra Verona che esclama: “Fide et Charitate in aeternum non deficiam”.
Un arco, dello stesso stile della loggia, insiste sul vicolo delle Fogge: su di esso vi è la statua di Girolamo Fracastoro con l’epigrafe del Panvinio; questa statua fu costruita dal Cattaneo nel 1559. L’illustre medico e poeta è vestito alla romana e ha in mano il mondo per ricordo dei suoi studi astronomici, il che diede origine alla leggenda popolare, secondo la quale egli lo lascerà cadere sulla testa del primo galantuomo che gli passerà sotto.
Gli Archi
Prima che fosse ultimato il Palazzo del Consiglio, sull’arco che insiste su Via delle Fogge vi era la statua di San Zenone, protettore della città: tale incarico venne dato al “magistro Angelo lapicida”. Questa statua venne sostituita, nel 1559, con quella di Girolamo Fracastoro. Nel 1756 fu posta, sull’arco di fronte al Volto Barbaro, la statua di Scipione Maffei.
Sull’arco successivo, appartenente sempre alla Domus Nova vi è la statua di Enrico Noris. L’arco su via Dante risale al 1525, fu costruito dai rettori Nicolò Barbarigo e Luigi Contarini per permettere il passaggio diretto fra il Palazzo della Ragione e quello del Capitanio: su quest’arco è posta la statua di Onofrio Panvinio. Infine, l’arco in Santa Maria Antica univa il Palazzo del Capitanio con quello del Podestà.
Arche Scaligere
Le Arche Scaligere, o Tombe Scaligere, sono un complesso funerario in stile gotico che apparteneva alla famiglia degli Scaligeri. Esse si trovano vicino Piazza dei Signori, in prossimità della chiesa di Santa Maria Antica: cappella della casa scaligera. Il complesso è formato da tre arche principali e dalle tombe di altri sei membri della famiglia.
Le arche sono di Cangrande, Mastino II e Cansignorio; mentre le tombe appartengono a Mastino I, Alberto I, Bartolomeo, Alboino, Giovanni e Cangrande II.
Il perimetro in cui vi sono le tombe è delimitato da una cancellata in ferro battuto in cui ricorre il motivo della scala, simbolo della casata, mentre i sarcofagi si trovano a terra o su piani rialzati.