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La cioccolata

Dalla metà del Seicento il caffè, il tè, il tabacco e la cioccolata “invadono” l’Europa giungendo anche a Verona. Il caffè, considerato in un primo tempo un farmaco, diviene presto una bevanda alla moda, diffusa e apprezzata in modo straordinario e consumata in compagnia nelle “botteghe del caffè”. Le sue capacità stimolanti si inseriscono bene nello stile di vita della borghesia, una classe in ascesa che esalta l’impegno e l’intraprendenza. 

 

 

Diverso il destino della cioccolata, apprezzata per l’alto potere nutritivo e che inizialmente si credeva dotata di proprietà afrodisiache. Essa diviene per un certo periodo il tratto distintivo dell’aristocrazia. Col tempo il suo ruolo muterà profondamente: si diffonderà in tutte le classi sociali e verrà ritenuta particolarmente adatta alle donne e ai bambini.

 

Giovanni Dalla Bona, illustre medico veronese del Settecento, così la consiglia: «Io lo provo per esperienza: se nell’estate non prendo la cioccolata, proseguir non posso l’ordine delle mie visite, tanto mi sento languido e spossato». Come non seguire un parere così?