Domus Nova
La Domus Nova chiude il lato est di Piazza dei Signori ed è posta a divisione con Piazza delle Erbe. In epoca comunale fu sede dell’ufficio e dell’abitazione del Podestà, talora dei Vicari nonché di sporadiche riunioni dei Consigli minori. Durante il dominio veneto fu sede dei giudici Assessori e del Vicario del Podestà.
Al civico numero 20 di Piazza dei Signori, sul lato verso Piazza delle Erbe, probabilmente dopo 1868 fu affissa un’iscrizione che recita: “I veronesi fecero qui erigere nel 1273 un palazzo per giudici assessori che in gran parte caduto nel 1511 per tremuoto fu ridotto più tardi alle forme presenti”.
Storia dell'edificio
Punto focale nelle vicende della Domus Nova è la proprietà dell’immobile: non è mai stata lineare. In un primo momento il palazzo risultava di proprietà del fisco veneto, più tardi -però- gli interventi di ricostruzione e rinnovo dell’edificio, durante il Seicento, furono invece approntati dal Consiglio cittadino.
L’edificio esisteva già in epoca pre-scaligera ed era denominato “Domus Nova Communis Veronae”: il nome lascia intendere la sua spettanza al Comune.
Con l’ascesa degli Scaligeri l’edificio continuò ad essere sede dei Podestà e subì, nel 1273, un ampliamento. Un punto di svolta si ebbe con la dominazione veneziana: nel ‘400 i giudici Assessori del Podestà, itineranti per la terraferma, avevano necessità di un appoggio e presero ad abitare e operare in questo edificio: è ragionevole supporre che l’edificio -alla luce della sua destinazione specificatamente votata ad assolvere interessi della politica giudiziaria veneziana- fosse stato incorporato nella Serenissima.
Pre 1511 (Anno del terremoto)
Nel ‘500, nei vari documenti esaminati, l’edificio era di ragione del fisco veneto, eccezion fatta per le botteghe: già nel ‘300-’400 il livello della Domus Nova dedicato alle botteghe era di proprietà di privati.
In questo periodo avvenne una prima forma di privatizzazione dell’area compresa tra Piazza delle Erbe e Piazza dei Signori.
Il Consiglio cittadino insorse in seguito a tale iniziativa e incaricò, con una delibera del 1504, un oratore di supplicare il Dominio e annullare la vendita; quest’ultima era ritenuta pregiudizievole dell’interesse generale: l’acquirente, infatti, voleva insediare in quegli spazi una bottega. Le doglianze del consiglio cittadino furono accolte e fu disposto l’annullamento della vendita.
1511
I primi tentativi di privatizzazione e i conseguenti rigetti del Consiglio cittadino furono rimessi sul tavolo delle decisioni del Consiglio cittadino durante il periodo di interregno imperiale su Verona (1511-1517); il Consiglio, infatti, di fronte ad alcune impellenti esigenze di liquidità fu costretto ad operare alcune alienazioni riguardanti la Domus Nova, la quale nel frattempo era in parte precipitata nel 1511, a causa di un terremoto, e si era di fatto resa inservibile quale abitazione per i giudici.
Post 1511
Dopo il crollo della facciata, avvenuto nel 1648, il consiglio cittadino iniziò a muoversi nell'intento di rinnovare l’edificio, incaricando chi di dovere per appurare le ragioni su ciò che rimaneva del palazzo, così da poter liquidare le relative spese.
Per ricostruire la facciata il Consiglio perveniva alla decisione definitiva nel 1659: si conveniva per un prospetto a tre archi, secondo il disegno proposto. Vennero eletti cinque fabbricieri per sovrintendere ai lavori e si stabilivano i capitali da utilizzare.
I lavori vennero affidati al muratore Stefano Panizza e al tagliapietre Francesco Marchesini. L’impianto progettuale spetta, in larga parte, a Marchesini. Attraverso le anagrafi della contrada di Santa Maria Antica si può rilevare come già dal 1675 la Famiglia Muselli fosse proprietaria di botteghe e abitazioni in quel luogo.
Famiglia Muselli
Famiglia molto antica che nel 1279 ebbe l’onore di dare alla Patria il giudice Irecco Muselli. Non si sa se fu mandata in esilio o se si trasferì spontaneamente a Torri: qui aveva grandi possedimenti e vi rimase fino alla metà del XV secolo. Intorno al 1400 Giovanni Muselli tornò a Verona e ottenne la cittadinanza nel 1459: questo evento si ricava dal Campione d’Estimo “De Muselo de Turri Joannes creatus civis 5 Febb. 1459 de S. Euf. I nipoti vennero aggregati, successivamente, al Nobile Consiglio della Patria, ed ottennero il titolo di Marchesi e altri onori.
Visse il Marchese Giovanni Francesco, Arciprete della Cattedrale e benemerito per aver contribuito a rendere la Biblioteca Capitolare come la si vede oggi. Il Marchese Giacomo, nipote di quest’ultimo, raccolse un cospicuo numero di medaglie, creò un Museo, ed ebbe il titolo di Marchionale dal Re di Polonia cui intitolò l’illustrazione di tale Museo. Infine, vi era Giuseppe, Arciprete della Cattedrale.
Dal 1800 a oggi
Nei locali in cui ora si trova la Gelateria Impero vi è (sempre) stata una barberia a partire dalla fine del 1800. Negli anni ‘50 la barberia era gestita da un certo Antonio Martinello; nel 1972 l’attività è stata rilevata da Mario Formigari che ha praticato, in questo luogo, l’attività di barbiere fino al 2014.