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Palazzo della Ragione

 

I Palazzi della Ragione e loro funzioni

 

 

Nel Medioevo il Palazzo della Ragione era l’edificio in cui veniva amministrata la giustizia. Il nome di questi edifici pubblici, in cui si svolgeva l’attività giudiziaria: qui i giudici rendevano “ragione” ai cittadini delle loro doglianze. L’antico significato si conserva nella locuzione “far ragionare a qualcuno”, con il significato di “rendergli giustizia” e “farsi ragionare da sé” ovvero “farsi giustizia”. 

I più noti “Palazzi della Ragione”, in Italia, si trovano a Padova, Vicenza e Verona.



Storia

 

Il Palazzo della Ragione un tempo era un palazzo privato che sorgeva nel cuore della città romana- a ridosso di Piazza delle Erbe - lì dove vi era il reticolo di cardi e decumani della Verona romana. Non si conosce molto circa le origini e la proprietà di questo palazzo che venne distrutto dal terremoto del 1117. 

 

Secondo la tesi più accreditata, il Comune entrò in possesso di quest’area dopo il terremoto, ai tempi del podestà Guglielmo da Osa, e vi edificò il Palacium Communis Veronae, ovvero il Palazzo del Comune di Verona. 

 

I lavori per la costruzione del Palazzo del Comune iniziarono nel 1193 e finirono in breve tempo: già nel 1196 si parla, in alcuni documenti, del Palacium Communis Veronae. Il Palazzo della Ragione, il cui nome si è evoluto in base allo scopo per il quale veniva utilizzato, è detto anche Palazzo del Comune e Palazzo del Mercato Vecchio ed è stato uno dei primi edifici pubblici d'Italia. 



Struttura

 

Il Palazzo della Ragione è stato oggetto di diverse opere di modifica e/o riqualificazione architettonica: per questo motivo è possibile osservare la “stratificazione stilistica/architettonica” che lo contraddistingue. Le modifiche e le aggiunte di natura architettonica e strutturale sono state, nel corso dei secoli, conseguenze del riadattamento dell’edificio alle diverse funzioni che ha avuto dal XIII secolo ad oggi. Il Palazzo della Ragione è uno dei più interessanti esempi di architettura civile romanica

 

La sua struttura è quadrangolare e in origine era completata da quattro torri angolari: la Torre dei Lamberti, la Torre della Cappella o Torrazzo, la Torre della Masseria e una quarta torre, di cui non è rimasta alcuna documentazione. L’aspetto del Palazzo conserva ancora il severo carattere di fortezza che aveva ai tempi di Guglielmo de Osa. Dal punto di vista artistico e architettonico, gli elementi particolarmente rilevanti sono: la Cappella dei Notai e la Scala della Ragione



Scala della Ragione

 

Il progetto di costruzione della Scala della Ragione risale al 1446, quando il Consiglio cittadino decise di realizzare una scala esterna per accedere al piano nobile, attraverso una struttura in grado di comunicare il prestigio istituzionale del Palazzo. 

 

All’inizio del ‘500 la Scala della Ragione venne abbellita, diventando un gioiello architettonico frutto di una perfetta commistione tra stili: alla struttura tardogotica furono aggiunti i dettagli rinascimentali, come la testa femminile e il tondo a rilievo posti sul fronte della Scala e la copertura loggiata, che venne rimossa da Camillo Boito alla fine dell’Ottocento. 

 

Alla sommità della Scala si può inoltre tutt’ora ammirare l’Allegoria di Verona tra le Arti, di Giovanni Bevilacqua (1871-1968), che testimonia l'attenzione da parte della città per i linguaggi artistici e ricorda la presenza dell’Accademia di Belle Arti a Palazzo (1895-1927).



Cappella dei Notai

 

A partire dalla seconda metà del XIV secolo si insediò nella Torre della Masseria il Collegio dei Notai, che ottenne dal Podestà Nicolò Zorzi e dal Capitanio Bartolomeo Morosini anche la Cappella di San Zeno, oggi nota come Cappella dei Notai. La cappella, al tempo adibita a Sala dei giurati, fu allestita tra il 1408 e il 1419 e fu intitolata a San Zeno, patrono della città e a San Daniele, patrono dei notai. 


La cappella fu ricostruita nel 1600, dopo un crollo quasi totale dovuto al collasso della struttura della torre sovrastante: i dipinti, che oggi sono visibili risalgono al 1700 e sono stati restaurati nel 1738, a seguito di un altro incendio: quello del 1723. Per l’opera di restauro e decorazione vennero contattati i migliori artisti, veronesi e non, dell’epoca.